Access denied: il futuro dei disconnessi

Non è possibile chiudere queste considerazioni dedicate alle prospettive della banda larga e dell’Internet mobile senza mettere in evidenza il fatto che, per quanto larghe possano essere, le strade della rete non saranno di fatto ugualmente percorribili per tutti.

Il divario più grande è quello tecnologico e culturale: i paesi che hanno le risorse e la capacità di muoversi verso lo studio, lo sviluppo e l’applicazione di standard di trasmissione avanzati, avranno l’opportunità di porsi come interlocutori attivi nella rivoluzione della Information Society. Chi invece rimarrà indietro potrà, nella migliore delle ipotesi, ingrossare l’esercito dei consumatori, nella peggiore quello degli esclusi o, come usano dire i sociologi, degli ‘infopoveri’.

Si rischia di arrivare al paradosso di vedere intere popolazioni che vivranno – più o meno inconsapevolmente – in un mondo magico di suoni e di filmati onnipresenti ma inaccessibili: dallo stesso metro quadrato di superficie terrestre chi ne avrà la possibilità potrà connettersi alla rete e mandare un fax o ordinare una pizza, quando un passo più in là, ignaro di vivere in un mondo iperconnesso, c’è chi non ha di che sfamarsi.

Questa considerazione deve essere sempre presente nel parlare dell’impatto economico, sociale e culturale delle nuove tecnologie. E tuttavia, se è vero che alcuni paesi del mondo avranno enormi difficoltà nel recuperare il grave handicap tecnologico (ma ancor prima economico e culturale) rispetto ai paesi ricchi e industrializzati, è anche vero che la rivoluzione delle comunicazioni wireless è, potremmo dire, intrinsecamente globale, capace di portare servizi funzionali anche in luoghi dove una carenza endemica di infrastrutture impedisce l’uso delle tecnologie tradizionali[67].

La banda larga offre dunque effettivamente, seppure con molti rischi, la possibilità di cambiare in meglio il nostro pianeta. Gli stessi satelliti e le stesse micro e macro celle UMTS saranno utilizzabili sia sul nord America sia sull’Africa settentrionale, senza sostanziali differenze. Sta a noi utilizzare queste risorse secondo una logica che non sia unicamente quella del profitto immediato, spingendo lo sguardo abbastanza lontano e cercando di evitare i possibili impatti negativi in campo culturale, economico-sociale e – fattore da non trascurare – anche ecologico.